YOGA Ravenna
Paola Salerno

Non sappiamo gran che sulla vita di Patanjali, anche se ci è stata tramandata una leggenda interessante sulla sua nascita, che racconta come egli cadde dal cielo tra le mani aperte della madre vergine, Gonika. Il suo yoga è essenzialmente un programma rigoroso di modifiche del comportamento, di addestramento dell'attenzione e di indagine rivolta all'interno di sè, in cui il praticante investe tutte le sue energie nell'imbrigliare il subbuglio mentale, che Patanjali chiama fluttuazioni della coscienza ordinaria.

Non è necessario che trascorriate anni a meditare in una grotta per entrare in contatto con queste fluttuazioni. E' sufficiente che vi mettiate a sedere, dhiudiate gli occhi per qualche minuto e sintonizziate la consapevolezza sul flusso di coscienza. Poi, per avere un'idea di queanto sia difficile imbrigliare lo scompiglio interiore, cercate di contrentrarvi per un minuto su un pensiero o un oggetto, anche qualcosa di ordinario come una matita, senza minimamente divagare. A meno che non abbiate praticato la meditazione per un bel pò di tempo, dopo pochi secondi i vostri tentativi non avranno portato a nulla. Tuttavia, prosegue Patanjali quelle fluttuazioni non sono altro che il sè di superficie, il nostro travestimento, come lo chiama il saggio Sri Aurobindo. Tale identificazione o più precisamente identificazione erronea con il sè di superficie è detta avidya.

Lo yoga del respiro, Richard Rosen, ubaldini editore roma

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