Essere compassionevi con coloro che soffrono. Occorre riscoprire la nostra capacità di empatia, ossia di mettersi nei panni dell'altro. Sviluppare emapatia significa abbattere la separazione arbitraria fra il personale e l'universale. La compassione può essere espressa a diversi livelli, con pensieri o con fatti.
Ad un primo livello occorre cominicare a notare con quanta frequenza evitiamo o ignoriamo non solo le sofferenze degli altri, ma perfino i loro fondamentali diritti, bisogni e sentimenti. Una volta che il fermarsi a considerare la situazione degli altri diventa naturale quanto l'abitudine di considerare la nostra, allora si può cominciare a dedicare del tempo per meditare sul benessere degli altri. Secondo Patanjali dall'empatia per sè stessi si passa gradualmente all'empatia nei confronti di tutti e di tutto. Basta un semplice gesto attivo di compassione come quello di mandare un pensiero positivo a qualcuno che sta vivendo un momento difficile; quando si sta attraversando un momento di difficoltà possiamo invece cominciare a vedere che questa non è la nostra sofferenza, una sofferenza universale, che è in certi momenti immensamente consolante.
Il punto centrale di mudita è quello di scuotere alle fondamenta la nostra convinzione che esista un "io", un "me", un "noi", e un "loro". Questa forma di pensiero sostiene la separatezza a discapito dell'unione o integrazione.
Tratto da "Lo Yoga nella vita, Donna Farhi, Edizioni Corbaccio" e da "Gli antichi insegnamenti dello yoga, B.K.S. Iyengar, Edizioni Futura"